Oggi sfatiamo un mito: quello delle gallette di riso.
L’argomento è stato ispirato dalla mia esperienza di questi ultimi tempi. Ho scoperto recentemente di essere intollerante al glutine, quindi ho escluso dalla mia alimentazione quotidiana tutti i cereali che possono provocarmi fastidi. Nella ricerca di cibi “sostitutivi”, ho iniziato a usare maggiormente le gallette di riso e mais, specie quelle con il cioccolato fondente sopra per colazione.
Pensavo di aver risolto così… ma come per ogni cosa che mangio più frequentemente, ho iniziato a fare qualche ricerca più approfondita a riguardo e ho scoperto che questi prodotti – parlo soprattutto delle gallette di riso, ma anche quelle di mais non sono da meno – non sono poi così salutari come si crede.
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Normalmente le gallette vengono utilizzate per sostituire il pane durante il pasto, soprattutto per chi è a dieta o per chi ha bisogno di una soluzione pratica e comoda da portare anche fuori casa per uno spuntino. Quello che però non sempre si sa, è che le famose gallette, non solo sono più caloriche del pane, ma possono anche contenere sostanze dannose all’organismo… come l’arsenico, per esempio.
Potresti obiettarmi: “Ok, ma anche nell’acqua c’è l’arsenico, così come in tanti altri prodotti che trovo al supermercato, magari anche nella frutta e verdura di alcune zone agricole inquinate; ma sono quantità talmente basse che non provocano danni”.
Dunque… è vero che i metalli pesanti sono contaminanti ormai comuni per moltissimi alimenti e bevande presenti sulle nostre tavole ed è vero anche che in nessuno di questi, presi singolarmente, ce ne sono quantità tali da ucciderti al primo morso. Ma cosa succede se sommi tante piccole quantità, di tanti prodotti che mangi abitualmente?
Che quella quantità (la somma finale) non è più tanto piccola… e visto che stiamo parlando di metalli pesanti e non di vitamina C, i rischi per la salute del nostro corpo, diventano più concreti e gravi.
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Prima di parlarti della soluzione, vediamo meglio a cosa mi riferisco.
Come si fanno le gallette?
Esiste un processo industriale chiamato “estrusione” (lo stesso che si usa per la plastica); in pratica i chicchi di riso sono sottoposti a una temperatura di circa 200 gradi e a una forte pressione. In questo modo il cereale si gonfia, viene eliminata l’acqua e, senza spiegarti tutti i procedimenti intermedi, si arriva alla leggerissima galletta che noi tutti conosciamo.
I fatti però sono i seguenti:
  1. Attraverso questo processo sono eliminate tutte le vitamine e alcuni degli amminoacidi essenziali (come la lisina) contenuti nel riso, rendendole un alimento povero dal punto di vista di elementi nutritivi positivi per l’organismo.
  2. L’amido così concentrato e privato dell’acqua è facilmente assimilabile; ciò significa che i carboidrati presenti hanno un alto indice glicemico (molto più elevato di quello del pane) e provocano chiaramente una risposta insulinica veloce. Sono quindi da escludere per chi avesse problemi di diabete.
  3. Possono provocare stitichezza, perché la scarsa presenza di fibre e acqua, le rende asciutte e secche; cosa che certamente non aiuta il transito intestinale e se sei una persona che ha già difficoltà ad andare in bagno, mangiando le gallette, potresti peggiorare la tua situazione.
  4. Come ti accennavo poco sopra, sono più caloriche del pane: considera che in media 100 gr di gallette di riso apportano 390 kcal, contro le 290 kcal del pane bianco e le 224 kcal del pane integrale.
Come se non bastasse, è stata condotta una ricerca nel 2010 da alcuni esperti in nutrizione del Technical University of Denmark’s National Food Institute che hanno esaminato i livelli di arsenico inorganico e acrilammide in alcuni alimenti (quest’ultima si forma quando gli alimenti ricchi di carboidrati vengono fritti, cotti alla griglia, o al forno; comunque sempre a temperature maggiori di 120°C) e tra questi, vennero prese ad analisi 20 marche differenti di gallette di riso.
Come avrai già capito, gli studiosi hanno riscontrato nei campioni in esame, entrambi gli elementi e hanno ritenuto opportuno informare la collettività sui rispettivi livelli negli alimenti e sui margini di sicurezza.
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Sulla base di quanto ti scrivevo prima, è vero che molti cibi sono ormai contaminati di sostanze dannose e a meno che non si viva in una tribù indigena che produce e consuma i suoi cibi in terre non inquinate, nella nostra società diventa veramente molto difficile smettere di mangiare quasi tutto quello che il commercio propone.
Allora qual è la soluzione?
Gli stessi ricercatori dello studio del 2010, sostengono che i consumatori non hanno seri motivi di preoccuparsi per la maggior parte dei composti chimici indesiderati nei cibi, inclusi l’arsenico e l’acrilammide, purché la dieta sia variata ed eterogenea. Tuttavia, il National Food Institute sostiene che “sarebbe vantaggioso per tutti se l’assunzione di alcuni composti venisse ridotta”; tra questi composti, ovviamente, rientrano anche l’arsenico inorganico e l’acrilammide.
Tutto questo significa che se un giorno ti vanno le gallette di riso, o di mais (sono leggermente più caloriche ancora di quelle di riso), puoi tranquillamente mangiarle. Utilizzarle invece, come stavo facendo io all’inizio, ogni giorno e in quantità notevoli, non è salutare.
Questo vale per ogni cibo a nostra disposizione: diversificare spesso le marche, gli alimenti, i negozi dove si acquistano carne, frutta e verdura e i supermercati in generale, consente al nostro organismo di non ricevere sempre le stesse sostanze nocive – dove presenti – e di adattarsi a una varietà nutrizionale utile e senza dubbio più sana.