Siamo nel terzo millennio, l’era delle tecnologie, delle opportunità e dell’uomo del futuro; ma nonostante tutte queste premesse cariche di speranza e di fiducia, sembra che le cose non vadano affatto bene per come erano state attese.

Il tasso di disoccupazione e quindi il numero di singoli individui che statisticamente sono senza un lavoro ufficiale e ufficializzato, è davvero molto alto; ma questo significa che ci sia davvero meno lavoro?? E soprattutto come poter, individualmente, sfuggire alla morsa di questi dati poco rassicuranti?

Il primo passo da compiere, nel caso in cui si desideri accedere a un lavoro prima dignitoso e poi soddisfacente, sta nel rispondere ad una domanda: cosa è il lavoro per te?

Può essere lo strumento per raggiungere i tuoi differenti obiettivi di vita, come l’acquisto di un’automobile, di una casa o della semplice tranquillità economica. Oppure può essere qualcosa che non c’entri nulla con il fattore economico, ma può rappresentare un altro appagamento di una tua diversa sfera personale, come ad esempio la voglia di metterti alla prova o di creare qualcosa di nuovo.

Nella frenesia della società in cui siamo cresciuti ci hanno insegnato, però, a rincorrere il lavoro per avere uno stipendio; questo non è affatto sbagliato, ma c’è da dire che è incompleto e quando un’informazione viene tramandata in modo incompleto appunto, il più probabile risultato è quello di non arrivare fin dove quelle indicazioni ci volevano portare.

Lo stipendio non è il fine di un lavoro ma ne è la conseguenza e ignorare questa “sottigliezza” fa tutta la differenza ai fini dell’approccio alla professione e quindi anche all’atteggiamento con cui magari la si sta cercando o la si vuole creare.

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La parola lavoro ha assunto il significato etimologico labor ovvero “fatica”, soltanto nell’era latina; ma se andiamo ancora più indietro, questo termine dal sanscrito aveva un altro significato: afferrare, orientare la volontà, prendere o intraprendere o addirittura intenzione.

Il lavoro quindi, per i cosiddetti antichi, era davvero molto di più di qualcosa di nobile (e non faticoso), piuttosto lo consideravano una volontà, un’intenzione, un’attitudine o anche addirittura una capacità.

Il lavoro non era visto come qualcosa a cui arrivare o aspirare, ma letteralmente qualcosa in cui riconoscersi, nel senso che il lavoro perfetto non lo si trovava fuori, da qualche parte, ma dentro di sé.

Ciabattini, fornai, fabbri, scultori, architetti, non cercavano lavoro: loro ERANO quei mestieri, anche se noi ad oggi riconosciamo, ad esempio, che il lavoro del fornaio è sicuramente tra i più faticosi, anche rispetto all’orario in cui, per secoli, si sono svegliati in piena notte per aprire bottega.

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Ma come è accostabile questo ragionamento con la ricerca del lavoro nel terzo millennio?

Subito è detto: se al giorno d’oggi esistono ancora fornai, nonostante le tecnologie o nonostante le fatiche ancora enormi che questo lavoro comporta, non è affatto perché il pane serve a tutti e lo sporco lavoro qualcuno deve pur farlo. Se esiste ancora il pane è perché esiste ancora chi nasce fornaio, come chi nasce fabbro, spazzino o ciabattino.

Il lavoro è già dentro ciascuno di loro.

Se stai cercando lavoro, così come lo cercarono loro prima di te, è perché sicuramente vuoi o devi raggiungere uno stipendio a fine mese. Ma se ciò che cerchi è soltanto lo stipendio allora il lavoro che troverai, molto probabilmente, sarà quello riconosciuto etimologicamente dai latini, cioè quello della fatica.

Se dai ascolto a te stesso invece, nella confusione e nelle interferenze create dall’assenza di uno stipendio, individuerai chi sei davvero e quale sia il percorso che devi intraprendere, senza scendere a compromessi.

Il lavoro è un atteggiamento, fallo diventare tuo e allenati all’intenzione di essere quel lavoro, non soltanto a cercarlo. Studia, migliorati, impara. Non potrai mai avere la certezza di rimpiangerti che in questo modo ci vorrà più tempo per raggiungere i tuoi obiettivi di vita, ma di sicuro potrai affermare di aver intrapreso la strada della tua vita e magari, quasi senza accorgertene così come quando si dice che tutto era già scritto, ti troverai a fare un lavoro che in realtà per te non rappresenta fatica e che come conseguenza ti consegna uno stipendio.

di Angela Pollastrini