Siamo condizionabili e questo, in fondo, lo sapevamo già; ciò che colpisce è che il condizionamento può avvenire, nella nostra epoca, anche attraverso i social e non solo quando questi utilizzano strumenti “potenti” come video motivazionali o, al contrario, deprimenti o inquietanti; ma anche solo attraverso i semplici post, quelli che quasi ognuno di noi legge sulle homepage dei propri social ogni giorno.

Questo è quanto dimostrato nel 2012 da un gruppo di ricercatori e scienziati di Facebook in associazione con la Cornell University e l’University of California, che per 7 giorni hanno alterato l’algoritmo che permetteva di far apparire sulla bacheca di quasi 700 mila persone (no 100 o 200, ma quasi 700 mila!) post positivi piuttosto che post dallo stampo nettamente contrario.

Ovviamente non sono mancate le polemiche sull’esperimento che ha utilizzato utenti inconsapevoli, i quali comunque hanno mostrato un forte coinvolgimento e condizionamento emotivo derivante dal social.

In pratica i 689.003 utenti Facebook, scelti a caso e presi in esame, sono stati divisi in due gruppi: ai primi vennero mostrati con assoluta prevalenza post con parole chiave come “bello”, “amore”, “dolce”, “felice” e ai secondi con “brutto”, “dolore”, “sofferenza”, “antipatico”.

I risultati pubblicati sulla rivista Proceedings della National Academy of Sciences degli Stati Uniti, hanno rilevato che gli utenti dei due gruppi hanno successivamente pubblicato post dai toni del tutto simili a quelli che avevano letto. Mi spiego meglio: chi leggeva post prevalentemente positivi, tendeva a scrivere post postivi; chi leggeva quelli negativi, scriveva a sua volta post negativi… Una sorta di “contagio di stati emotivi di massa” tra persone attraverso i social network.

E le polemiche sull’eticità della cosa hanno avuto seguito? In realtà no, perché nel momento in cui ci si iscrive a Facebook, si acconsente in modo esplicito a che vengano effettuati dai responsabili del social, operazioni come l’esame di dati, ricerche e test sugli utenti; quindi tutto era perfettamente legale.

L’unica riflessione che porto alla tua attenzione è questa: siamo già pieni di condizionamenti da parte della tv, dai giornali, dalla vicina di casa che si lamenta dei dolori alla schiena, da notizie che da sempre si concentrano purtroppo più sul negativo che sul positivo e noi in tutto questo siamo immersi, possiamo sottrarci solo fino a un certo punto perché poi quelle notizie, volenti o meno, ci raggiungono. Ora ci mettiamo anche i social che tra l’altro sono presenti nella nostra giornata anche più volte e per più tempo delle altre “fonti di influenza”.

Mantieni alta la tua attenzione anche sul positivo: se navighi sul web cerca anche le belle notizie, perché ce ne sono: le persone – non tutte, ma facciamocele bastare per ora – stanno comprendendo che focalizzarsi sul buono invece che sul cattivo è meglio… Se proprio devi essere contagiato, che sia da un sorriso!

di Angela Pollastrini