Quando si parla di alimentazione, ci si concentra soprattutto sui cibi che possono fare bene o male, alla loro assimilazione, ai condimenti, all’eliminazione o alla riduzione delle sostanze nocive per il nostro organismo.
Oggi però trattiamo di bevande e ci concentriamo su quelle ad alto contenuto di zuccheri, comunque nocive alla linea e alla salute.
Siamo bombardati di pubblicità di ogni tipo e chiaramente l’idea di una dolce bevanda calda d’inverno o fresca in estate, è un ottimo appeal per incuriosire e stimolare gli acquirenti. Eppure sono ormai diverse le ricerche che accostano fortemente il consumo costante di bibite dolci, a patologie come obesità, diabete, carie… sia per gli adulti, ma anche per i bambini, che spesso sono le maggiori e ovviamente, le più ignare vittime di questa cattiva abitudine alimentare.
I danni non si fermano solo ai problemi di peso, o a quelli legati all’eccesso di zuccheri, ma dilagano anche sulla questione “salubrità” dei singoli ingredienti, come coloranti, edulcoranti, ecc., utilizzati dalle industrie produttrici per aumentare l’appetibilità (relativa al sapore, colore e densità) e il tempo di conservazione dei propri prodotti.
Come avrai capito, oggi non ti disegnerò un quadro “roseo” delle bevande zuccherate, ma ciò non significa che non potrai mai più bere cose dolci per il resto della vita. Ogni informazione che ti fornirò, serve a te per valutare la bontà di ciò che consumi e poi, se una volta ogni tanto, vorrai concederti una buona bibita zuccherata, non accadrà nulla di irreparabile alla tua salute: l’importante è non esagerare.
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Scendiamo nel particolare e osserviamo le caratteristiche di alcune di esse:
1. Bibite gassate zuccherate
Sono senza dubbio buone, ma sono anche piene di sostanze artificiali (dolcificanti, coloranti, solfiti, sodio, sostanze amidacee…) e hanno un contenuto di saccarosio (zucchero semplice) di 35-40 g per ogni lattina da 33 cl. Considera che l’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – ha stabilito che la dose massima giornaliera di zucchero, deve essere 50 g per gli adulti e 40 g per i bambini; in più ha raccomandato, per i più piccoli, di non superare i 25 g al giorno. Ora fatti due conti: una lattina da 33 cl, ne contiene circa 35-40 g e siamo già vicini ai limiti indicati; questo significherebbe che, per il resto della giornata, non si dovrebbero quasi più assumere zuccheri (nel conto devi anche inserire quelli presenti nelle verdure, nella frutta e in tutti gli altri alimenti necessari per nutrirci).
Su questo punto voglio approfondire un po’ di più: nel 2016 l’OMS ha pubblicato un rapporto (la copertina è quella qui sotto in immagine) in cui ha invitato tutti gli Stati a introdurre una soda tax (cioè una tassa sulle bibite gassate zuccherate come coca-cola, pepsi, fanta, ecc.) per ridurre il rischio di obesità infantile, diabete e consumo eccessivo di zuccheri. L’OMS ha anche evidenziato che nessuno avrebbe bisogno di introdurre alcun tipo di zucchero aggiunto rispetto a quelli già presenti negli alimenti e che il valore massimo consigliato è il 10% delle calorie assunte, da portare possibilmente al 5%.
La cosa non era nuova: già nel 2014 in Messico era stata introdotta questa tassa e nel 2016 l’Inghilterra ha approvato un’imposta sulla stessa tipologia di bevande per gli stessi motivi indicati dall’OMS. Secondo la legge inglese, non saranno tassati i consumatori, ma i produttori ed è previsto che tutto il denaro recuperato da questa operazione, sia impiegato a sostegno delle attività sportive nelle scuole.
In pratica, le società produttrici che non si saranno adeguate ai nuovi standard richiesti, abbattendo i quantitativi di zucchero, dovranno pagare per restare sul mercato locale e l’importo sarà tanto più elevato, quanto maggiore sarà lo zucchero contenuto nelle bibite, che idealmente, come indicato, non dovrà superare i 5 grammi ogni 100 millilitri.
Bene, ma come hanno reagito i grandi colossi come Coca Cola e Pepsi?
In realtà come fanno sempre: annunciando i loro buoni propositi ed esponendo le loro soluzioni, come la riduzione di calorie e l’introduzione di dolcificanti alternativi nei prodotti, dimensioni più piccole delle lattine e più acqua nelle bevande.
Il fatto è che, nonostante il cospargersi il capo di cenere, hanno tentato (loro come quasi tutti le multinazionali associate a questo tipo di prodotto) di comprarsi, letteralmente, eventuali sostenitori.
Te ne menziono solo uno per non dilungarmi troppo, ma ti invito a una ricerca se ti interessa: nel 2016 la Coca-Cola, che qualche mese prima aveva pagato per uno studio a sfavore dell’esistenza di un nesso tra le bibite “soda” e l’obesità, ha dovuto aprire i suoi archivi per alcuni controlli ed è risultato che solo nel periodo in esame, cioè tra il 2010 e il 2015, le sue “donazioni” sono state di 120 milioni di dollari, con una media di sei milioni all’anno, dal 2011 in poi, solo per le azioni di lobbying contro le eventuali iniziative di legge sulla soda tax e simili. La Pepsi, per lo stesso scopo e nello stesso periodo, ne ha spesi tre all’anno e l’American Beverage Association (ABA) uno. Alcuni sono andati a buon fine (come nel caso di Save The Children, da sempre sostenitrice della soda tax, ma che nel 2010 ha cambiato improvvisamente idea, dopo aver ricevuto 5 milioni di dollari dalla Pepsi e chiesto alla Coca Cola altro denaro per sostenere le sue campagne), ma ormai la direzione è definita e si sta puntando maggiore attenzione alla salute, con buona pace dei produttori seri.
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2. Succhi di frutta
La soda tax non ha colpito anche loro, ma non significa che vada tutto bene. Qui, in realtà, il problema riguarda anche la cattiva informazione. Spesso, specie nel caso dei bambini, un succo di frutta viene presentato – in alcune pubblicità – come fosse un sostituto di una buona porzione di frutta; beh, è senza dubbio un dato ingannevole.
Nel succhi di frutta industriali, infatti, trovi coloranti, additivi, conservanti e ovviamente un sacco di zuccheri, sotto forma di sciroppo di glucosio o saccarosio (tanto che perfino i dentisti sconsigliano questo tipo di bevanda per il rischio carie sui più piccoli); quindi come si fa?
Hai due opzioni:
  • La prima, la più sana, è quella di preparare a te, o a tuo figlio, succhi di frutta “vera”; l’ideale sarebbero gli estratti (che mantengono davvero tutte le proprietà della frutta fresca, fibra a parte), ma vanno bene anche le centrifughe o le spremute.
  • La seconda, per comodità quando ti trovi fuori casa, è scegliere la tipologia meno dannosa e quindi acquistare solo i succhi con il 100% di frutta, senza l’aggiunta di zuccheri o dolcificanti (piccola considerazione a riguardo: la frutta è già dolce di suo, quindi perché la necessità di aggiungere questo tipo di sapore? A volte perché la componente frutta è di scarsissima qualità e occorre un ingrediente esterno per rendere il prodotto gradevole al palato). Ovviamente tieniti alla larga dalle confezioni dove leggi “bevanda a base di frutta”, perché quelle contengono al massimo il 12% di frutta… il resto lo lascio alla tua fantasia.
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3. Vino di bassa qualità
Il vino, si sa, è senza dubbio una bevanda in cui lo zucchero è presente naturalmente; però in commercio si trovano anche vini in cui tale elemento è stato aggiunto – anche in questo caso – per migliorarne il sapore. Considera che lo “zuccheraggio” (così si chiama questa pratica) è vietato dalla legge sia in Italia, che in Grecia, Spagna e Portogallo; quindi occhio all’etichetta, scegli preferibilmente i vini biologici (che hanno anche meno solfiti degli altri), oppure Igt o Doc e controlla la quantità di zucchero indicata.
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4. Tè freddo
Fatti un piacere: se ti va il tè freddo, preparalo tu a casa (magari usando anche un dolcificante come la stevia) e mettilo in frigo. I tè che compri in bottiglia, in lattina, o quelli che prendi al bar, sono ricchissimi di zuccheri semplici. Siamo abituati a percepire il tè come una bevanda che può far bene alla nostra salute ed effettivamente è così, perché esistono alcune qualità di tè classici, cioè in foglie o in bustina, che risaltano gli ingredienti benefici a discapito degli insaporitori artificiali. Quindi il tè o la tisana, anche freddi, vanno bene (in ogni caso ti consiglio sempre il bio); ma abituati a ricercare sempre le qualità migliori: il tuo corpo te ne sarà grato.
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5. Caffè al Ginseng, Guaranà da bar
Personalmente non consumo caffè perché non ne gradisco il sapore puro (lo so, per un’italiana è quasi un abominio dirlo); quindi, quando vado al bar e voglio qualcosa che abbia gusto ed effetti simili, ripiego a volte sul caffè al ginseng, o sul nocciolino… insomma, quelle bevande calde in tazzina che il barista ti prepara con la macchinetta. Buone, ma con un quantitativo veramente eccessivo di zucchero. Considera che oltre a quello necessario per rendere la bevanda dolce al palato (se compri il ginseng “vero” lo troverai effettivamente molto amaro), troviamo spesso anche la panna vegetale, che è fatta di sciroppo di glucosio e oli vegetali, tra cui quello di cocco e di palma, in alcuni casi.
Inutile dirti che la qualità di queste bevande varia da bar a bar e puoi trovarne anche senza glutine, o senza olio di palma; ma sono sempre e comunque prodotti industriali, dove lo zucchero la fa da padrone: in media, per 100 g di prodotto, ce ne sono 70 g di zucchero semplice.
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6. Energy Drinks
Lo dice la parola stessa: questi drink devono dare energia… e quali fonti di energia subito pronta per l’organismo, sono migliori delle sostanze come caffeina e zucchero, in essi presenti?
Non intendo dilungarmi sulle caratteristiche di questo tipo di bevande, spesso messe sotto accusa nell’incidenza di malori provocati a ragazzi e adulti che ne assumono in quantità eccessiva; quindi mi fermo al discorso zuccheri. Normalmente ne contengono più di 25 g a porzione… della serie che se stai per svenire dalla fatica forse serve, ma utilizzarli abitualmente non è un’idea brillante.
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7. Cocktail alcolici zuccherati
Amo il dolce, quindi quando scelgo di bere qualcosa di alcolico, mi piace sentire anche questo gusto. Prima di scoprire della mia intolleranza al glutine, le volte che capitava in compagnia di prendere un drink alcolico, chiedevo sempre un cocktail dal sapore fruttato, dove il gusto dell’alcool era anche un po’ camuffato da quello dolce e dove, però, il quantitativo di zucchero è altissimo. Inutile che ti dica che – in ogni caso – ti consiglio sempre di non esagerare con l’alcool; ma se proprio ti va di fare uno strappo, punta sui cocktail privi di sciroppi (che contengono anche glutine, nella maggior parte dei casi) o di zuccheri aggiunti (come la pina colada, il mojito, la caipirinha, ecc) e rispetta sempre i tuoi limiti di tolleranza.
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8. Cioccolata calda
Questa già la sapevi ed è di facile intuizione. La cioccolata calda, specie quella che si compra già in bustine al supermercato, è una bella bombetta di zuccheri. Giusto per darti qualche dato, l’indice calorico medio di una cioccolata è intorno alle 250-400 calorie, con ben 30-40 grammi di zucchero in media. Quindi, se in inverno ne hai voglia, esplora tutte le ricette per prepararla tu stesso in casa, tenendo sotto controllo gli ingredienti che aggiungi.
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Come vedi ti ho riportato alcuni esempi di bevande ad alto contenuto di zuccheri. È necessario, però, sottolineare che non intendo demonizzare questo tipo di nutriente, anzi. Lo zucchero è il motore del nostro cervello, è quella fonte di energia subito disponibile che spesso ci è necessaria durante la giornata. È vero anche che di carboidrati ne ingeriamo tanti e in tanti modi diversi. Questo articolo vuole evidenziare l’attenzione sul non eccedere e sul distinguere gli zuccheri più dannosi (ad esempio quello bianco, definito il “veleno dei tempi moderni”) da quelli che invece ci occorrono davvero.
Ciò significa che, se non hai particolari patologie come il diabete (in questo caso dovresti seguire le indicazioni del tuo medico curante), potrai concederti anche queste bibite; basterà, come ti dicevo all’inizio, di:
  • non esagerare nelle quantità,
  • fare in modo che si tratti di “eccezioni” piuttosto che di abitudini,
  • valutare sempre la qualità di ciò che consumi, con un occhio di riguardo – dove possibile – alle etichette.
di Angela Pollastrini