Ciao, oggi non ti propongo un mio articolo; condivido con te invece una vera e propria lettura inedita, tratta da un capitolo di quello che l’autore chiama “Programmazione Neuro Animica: le pagine mai pubblicate”, ovvero uno studio sulle connessioni tra cervello e anima che come risultato finale creano quello che chi ti è intorno, percepisce di te. Si tratta, in sostanza, di un vero e proprio capitolo intenso e carico di informazioni, dal titolo “Ascensore della percezione”.
Un viaggio all’interno della mente umana che attraversa tutto d’un fiato funzionamento, segreti e strategie per fare amicizia con un estraneo: te stesso. Questo testo, per la ricchezza di metafore ed esperienze, potrebbe richiederti addirittura una seconda lettura, quindi ti suggerisco di trovare dieci minuti (in effetti non ci vuole di più) e un ambiente consono per calarti con attenzione e senza interferenze in ciò che segue. Buon viaggio… scusa, buona lettura.
“Ascensore della percezione: istruzioni di utilizzo”
Il mondo che ti circonda è saturo di informazioni da cui vieni bombardato. Non solamente messaggi pubblicitari, o telegiornali, o persone con cui parli e ti relazioni; qualsiasi cosa comunica, persino il fermacarte sulla scrivania dello studio del tuo medico, o un secchio della spazzatura colmo in una strada, ti comunicano qualcosa.
Tutto è informazione che assimiliamo; ad esempio dal fermacarte si potrebbe dedurre una passione legata al suo possessore; dal secchione in strada si potrebbe invece percepire il sovraffollamento di un quartiere o l’efficienza del suo comune nei servizi offerti.
Le molteplici interpretazioni dei messaggi creano così le molteplici interpretazioni del mondo che ti circonda.
Ecco perché là fuori sembra esserci tutto questo caos!!!
In mezzo a questo caos, è importante tu sappia quale sia il percorso che le informazioni intraprendono nella tua testa e che poi vanno così a creare quel tuo status finale: ciò che pensi, ciò che fai, ciò che sei in tutto il tuo insieme mentale e che esprimi nelle svariate circostanze con le tue azioni.
Insomma, le informazioni che ti circondano e da cui sei tempestato, sono ciò che più assomiglia al risultato attuale della tua coscienza profonda.
Queste informazioni compiono un vero e proprio percorso percettivo, delle tappe; quindi ora sto per rivelarti cosa è “l’ascensore della percezione”.
Mi riferisco a veri e propri livelli o piani, come quelli di un ascensore, che però salgono lungo il palazzo della tua mente.
Riconoscerli nella quotidianità, ti permetterà di individuare il piano in cui si trova la cabina e quindi potresti arrivare a capire quanto e come quell’area della tua mente, venga riempita di utili verità o, al contrario, di dannose informazioni che si spacciano per verità.
Piano terra – Informazione
1° piano – Conoscenza
2° piano – Consapevolezza
3° piano – Coscienza
Cabina ascensore – Percezione
  • Le informazioni creano la Conoscenza,
  • le conoscenze riempiono la Consapevolezza,
  • le consapevolezze elaborate assieme formano la Coscienza.
Le tre “C” che distinguono l’uomo senziente dalle intelligenze artificiali che invece posseggono soltanto le prime due. Possiamo quindi affermare che l’informazione è alla base del funzionamento della tua percezione.
Contrariamente a quanto possa sembrare, se non ci fosse informazione non esisterebbe la percezione con tutto il resto dei piani sovrastanti; similmente al paradosso “è nato prima l’uovo o la gallina?”; o similmente al dilemma sfiorato dalla cultura Zen, così come dalla fisica quantistica, che si domandano: “Se un albero cade in una foresta senza che ci siano orecchie ad ascoltare, l’albero farà rumore cadendo?”
Ma ora, prima di portarti esempi pratici e di spiegarti la funzione dei piani, è necessario dare uno sguardo all’etimologia, ovvero al senso letterale, che si applica alle tue esperienze e a ciascun piano:
PIANO TERRA Informazione: informare, dare notizia, istruire… ciò che serva a dar forma ad una cosa innanzi agli occhi della mente: colei che infine disseta il tuo intelletto.
1°PIANO Conoscenza: apprendere con l’intelletto a prima giunta, accorgersi. Avere idea acquistata per mezzo dei sensi, dell’intelletto, della memoria.
2°PIANO Consapevolezza: colei che rende complice, che riempie di piena cognizione della cosa in discorso perché vissuta in prima persona. Necessita di esperienza diretta o in mancanza di essa si apprende attraverso l’immedesimazione mentale.
3°PIANO Coscienza: sentimento che accompagna la scienza di ciò che avviene in noi. Interiore conoscimento che ciascuno ha del bene e del male e del giudizio che si adopera su sentimenti e azioni in relazione con i principi della morale e delle virtù. Dalla coscienza discendono le opinioni.
ASCENSORE Percezione: l’atto di apprendere l’informazione.
Ma vediamo insieme come funziona questo sali e scendi, che ti guida nella condizione di ESSERE a tutt’oggi ciò che sei, l’insieme di ciò che pensi e ciò a cui credi.
Ti porto un esempio, seguimi:
INFORMAZIONE – Vieni informato da una circolare della scuola di tuo figlio, che hanno deciso di far alzare i bambini per salutare quando entra il preside in classe.
CONOSCENZA – Ritieni, senza che qualcuno te lo abbia suggerito, che questo sia stato deciso per trasmettere ai bimbi il valore dell’educazione.
CONSAPEVOLEZZA – La consapevolezza la acquisisci calandoti nel ricordo della tua esperienza vissuta da bambino in una scuola, o sulla stima che riponi negli insegnanti di tuo figlio, o la intuisci su ciò che ti è stato raccontato della scuola spartana ma funzionale di altri tempi; quindi trai conclusione che questo sia un metodo etico ed efficace per l’educazione di tuo figlio.
COSCIENZA – Dall’insieme delle tue consapevolezze la tua coscienza percepisce che all’interno della scuola viene insegnato il rispetto per il prossimo.
PERCEZIONE (quindi RISULTATO) – Le sequenze a tua disposizione ti offrono una convinta prospettiva del fatto che quel sistema scolastico sia adatto a educare futuri uomini liberi ed onorevoli.
Ma la percezione, il risultato degli elementi che abbiamo analizzato, nel nostro caso l’ascensore, può percorrere i 3 piani e portarci ad una presa di coscienza di qualcosa (che spesso riteniamo anche ovvia); ma può anche tornare giù al piano terra istantaneamente caricando altre informazioni, adoperandosi per alterare continuamente e controintuitivamente il nostro senso di realtà raggiunto. Vediamo come.
Esempio 2:
INFORMAZIONE – Vieni informato da una circolare scolastica che i bambini sono invitati ad alzarsi in piedi all’ingresso del preside in aula; tuo figlio però ti racconta che questo non avviene quando ad esempio è il bidello ad entrare per delle comunicazioni.
CONOSCENZA – Ritieni questo sia stato deciso (sicuramente in buona fede) per non creare troppo caos in classe o per non interrompere le lezioni.
CONSAPEVOLEZZA – Da quanto puoi dedurre però, che l’ingresso di qualcuno in aula interrompa di per sé la lezione. In quanto al potenziale caos poi, non giustificherebbe comunque tale mancanza educativa, che viceversa genera ordine. Piuttosto, puoi cominciare a intuire che in questo “saluto” si nasconda un insegnamento involontariamente coercitivo, facente parte della realtà innegabile dei sistemi a scala gerarchica come le scuole, le aziende, le istituzioni.
COSCIENZA – La tua coscienza inizia a percepire che l’istituto educativo nel suo insieme (e non ogni singolo insegnante, che può essere il migliore delle persone), con questo automatismo comportamentale sostiene subconsciamente, sottilmente e tra le righe, la discriminazione verso le classi inferiori (il bidello) ed il rispetto per le autorità del sistema (il preside).
PERCEZIONE (quindi RISULTATO) – Il sistema scolastico, nel suo intento (ripeto: non il corpo docente che lo perpetra inconsapevolmente, o in buona fede) è intrinsecamente più diseducativo che educativo.
PERCHÉ AVVIENE QUESTO PARADOSSO PERCETTIVO?
Come può la stessa informazione creare 2 consapevolezze differenti?
Anzitutto è fondamentale tu capisca fino in fondo, che esistono molteplici realtà. Ciò che le rende differenti, è appunto, la sola percezione individuale. Comprenderlo istintivamente sarebbe stato semplice se nel nostro esempio le 2 informazioni di partenza fossero state l’una la negazione dell’altra, ma in questo caso sono state volutamente complementari e integrate.
Da questo capirai, che pur essendo l’informazione alla base della percezione, il tuo pensiero personale entra in gioco più tardi. L’embrione del tuo pensiero prende forma nel 2° piano. Conoscere un’informazione (cioè fermarsi al Piano Terra e 1° piano) non basta: la tua esperienza sensoriale deve attraversare la consapevolezza (2°piano) per essere appresa genuinamente dalla tua coscienza (3°piano).
Se questo passaggio non avviene, genererai la “coscienza” di una “consapevolezza” altrui; plasmerai quel “pezzo di realtà” acquisita, su pensieri che non sono tuoi.
Per dovere di vera cronaca, c’è da dire che siamo comunque tutti più o meno immersi in un mondo di false coscienze, solamente non ce ne rendiamo conto. Ad esempio un mito o una leggenda, più o meno popolare o più o meno innocua, con cui cresciamo, tipo: qualcuno che ci raccolta che a Natale un signore possa calarsi dal caminetto per farci dei regali, o che la classe politica si adoperi per il bene di un popolo…
Queste false coscienze, le credenze, maturate ai 2° piani di esperienze altrui e successivamente trasmesse a te, le devi prima ricercare dentro di te e riconoscerle, per poi trasformarle il prima possibile nella tua più sincera consapevolezza. Questo puoi farlo grazie al tuo potere di “indagine personale”, di cui disponiamo tutti, creandoti così esperienza diretta sulle cose e trasformandole infine in coscienza pura, il meno contaminata possibile.
Questa sosta “volontaria” al 2° piano può avvenire in due modi:
Il primo: vivendo l’accaduto.
Il secondo: evocando la sperimentazione dell’accaduto.
Sempre come da esempio, ciò avverrebbe nel caso in cui tu da bambino avessi frequentato una scuola in cui non ti facevano alzare per salutare il preside, cosicché l’immagine di te che ti alzi dal banco per salutare, sarà sicuramente una visualizzazione mentale e non una tua memoria.
In pratica, durante il racconto avevi a disposizione elementi personali (il fatto che anche tu abbia frequentato una scuola elementare, la conoscenza diretta dei maestri di tuo figlio, le informazioni varie sulla scuola d’altri tempi, ecc.), sufficienti a farti calare facilmente nell’esempio che il cervello ti poneva davanti e questo avviene grazie al potere della tua mente.
Il tuo software non era più in stand-by ed è stato attivato al tuo controllo così da permetterti di immaginare sensorialmente te in quella situazione, perché è la sosta al 2° piano nella consapevolezza che ti può permettere di affermare che:
se il piano terra (l’informazione) e il 1° piano (la conoscenza) corrispondono alle percezioni appena descritte, allora nella tua posizione di bambino ormai cresciuto puoi confermare che non ti saresti affatto rifiutato di alzarti per salutare anche i bidelli (ai quali probabilmente volevi anche più bene del preside), evitando inoltre di far inoculare attraverso il tuo subconscio, un insegnamento che ti invita a riconoscere le autorità ed il ruolo, anziché l’uomo.
Insomma, esempi sulla scuola a parte, avrai compreso che il potere di visualizzazione mentale è uno strumento tanto dato per scontato quanto efficace e soprattutto in tuo pieno possesso per diritto di nascita. Vivere l’esperienza di un accaduto in questo modo, visualizzandola, equivale letteralmente ad una sorta di meditazione o preghiera (ovviamente non mi riferisco alla religione).
A conferma di questo è giusto sapere che la biochimica ha dimostrato che le sinapsi attivate durante la stimolazione di un ricordo, o durante l’atto celebrale di immaginare intensamente il compiere una determinata azione, sono le stesse sinapsi che si attivano durante il compimento di quel fatto o di quell’azione.
Semplifico il concetto:
Alcuni coach della NBA e della NFL (il football e il basket americano) creano per i loro giocatori delle “sessioni di visualizzazione” (è così che vengono chiamate in neuroscienza e in PNL), per far vivere loro alcuni schemi di gioco o alcuni stati mentali, eseguiti in allenamento e da attuare poi in campo contro gli avversari. Questo sistema sta avendo successo anche nel mondo della formula1, del calcio, dell’atletica e di qualsiasi altra disciplina vi si accosti. Se ben visualizzato, o meditato, o pregato – chiamalo come vuoi – il tuo cervello prende l’esperienza e la processa come VERA, come realmente accaduta, permettendo di conseguenza (come nell’esempio della NBA e NFL) di raggiungere risultati grandiosi nella vita vera.
La pratica della preghiera o della meditazione in questo modo assumono un aspetto più coerente con il loro fine, non trovi?
Ma come accennato prima, il cervello spesso è in stand-by e processa le informazioni in automatico al posto tuo: magari quando ti metti comodo davanti alla tv dopo una giornata di lavoro, o quando dormi, o quando sei al cinema, o quando ti trovi in molteplici altre situazioni in cui la tua attenzione è rivolta ad altro ed è letteralmente bassa o fuori controllo, in una così detta circostanza “anestetica”.
Così facendo accade che alcune conoscenze entrino e salgano direttamente al 2° piano in attesa di una tua, chiamiamola, supervisione; ovvero un’esperienza personale da sovrapporre o di una possibile visualizzazione mirata che te ne doni percezione, cosciente e meditata.
Fino a che questo non avviene, potresti rimanere intrappolato in alcune di queste false coscienze, non tue, che segnano silenziosamente e inesorabilmente l’inclinazione di quel determinato settore di pensiero della tua vita…
Estremizzando il meccanismo: è come vedere un film di James Bond ed uscire dal cinema con la convinzione di essere tu stesso, nella tua intimità, una spia incompresa dagli altri, e non dirmi che non ti è mai capitato! Per le femminucce potrebbe valere un film tipo “Il diario di Bridget Jones”.
Ma cerco di esser più chiaro con un nuovo esempio e stavolta, lo faccio ponendoti delle domande:
Sei mai precipitato con un aeroplano??
Aspetta, aspetta! Forse è inutile che tu risponda: neanche a me è mai accaduto e se a te sì, un giorno mi spiegherai come diamine hai fatto a essere qui a leggermi.
E se invece più generalmente ti chiedessi:
Hai paura di precipitare con un aeroplano??
Anche per questa risposta credo che possiamo ritenerci senza dubbio concordi: in fondo chi vorrebbe mai fare una fine del genere?
Ma se ora più precisamente ti chiedessi:
Hai paura di volare su un aeroplano?? La tua risposta, o quella di molti, potrebbe essere differente dalla mia, che nello specifico non ho paura di volare.
Quindi:
Se chi sale su un aereo non è mai precipitato, perché ha tutta questa paura di salire sull’aereo??
Perché la tua o quella di molti che non amano volare non è paura di imbarcarsi sul velivolo per viaggiare in aria, che di per sé, è unanimemente riconosciuta come un’esperienza eccitante o stimolante e non negativa; la vera paura indiscutibile è ovviamente quella di precipitare nel vuoto e schiantarsi e quella paura è lecito che in fondo l’abbiano tutti, compresi te e me! Inoltre, se proprio si dovesse precipitare, suppongo non vorresti fosse tra dei picchi innevati di qualche maestosa catena montuosa o nelle acque dell’oceano, non avendo idea di come sopravvivere per giorni e giorni senza speranza di soccorsi; proprio come in quel film che racconta quella storia drammatica realmente accaduta, vero?
Quindi – e arriviamo al dunque – capirai che una conoscenza assimilata passivamente (solitamente in fase stand by della testa), magari proprio attraverso un film, o una notizia sul giornale, o un racconto di qualcuno, diventa comunque area di esperienza. Ma è un’esperienza falsa, perché instillata passivamente nella mente, che la riconosce per vera, senza che tu possa farne un processo consapevole tutto tuo.
Queste false esperienze, se non individuate e lasciate gestire passivamente dal tuo cervello, si possono fissare in profondità divenendo come reali o accadute emozionalmente a te, fino al punto di ostacolarti o limitarti; magari al punto di bloccarti le gambe all’imbarco di un volo oppure su di una spiaggia, impedendoti di immergerti in mare per paura di squali giganti o orche assassine.
La buona notizia è che queste false percezioni, le distorsioni, o addirittura le fobie, possono essere riprogrammate attraverso l’utilizzo attivo e consapevole dell’ascensore, con maggior attenzione e allenamento nell’attraversare il 2° piano; quello in cui risiede la TUA esperienza.
Se ti dedichi naturalmente a scoprire e gestire il tuo cervello, puoi accrescere esponenzialmente la tua coscienza.
Non credo ci sia bisogno di elencarti i benefici che potresti trarne nel breve, medio e lungo termine. É importante sapere anche, che in alcuni casi il viaggio dal piano terra al 3° piano della tua mente, potrebbe avvenire in un solo istante, magari come potrebbe esserti accaduto durante gli esempi di queste pagine, o come ti accade ogni giorno davanti i continui esempi e metafore che la vita ti offre; in altri casi il percorso dell’ascensore ti potrebbe portare alla piena coscienza, nel 3° piano, solo dopo qualche tempo che hai acquisito ed elaborato l’informazione nei primi piani. Altre volte invece possono trascorrere molti anni perché questo avvenga. Ci saranno addirittura circostanze in cui non prenderemo comunque totale coscienza di alcune realtà che ci circondano, perché sicuramente la nostra percezione è intenta a cercare informazioni risolutive fuori di noi, anziché dentro.
Testo di: Daniele Pietrantoni Lattanzi